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18 ottobre 2007

Le regole per gestire i diverbi

Stephen J. HopsonIl vostro prossimo è nervoso? Colleghi, amici, conviventi, vigili urbani e parenti possono guastare le giornate anche del buon Samaritano. Per questo secondo Sartre “l’inferno è l’altro” (inteso appunto come il prossimo). Per uscire vivi e possibilmente senza troppi danni da una conversazione che si fa troppo accesa, un guru della comunicazione ha stilato i suoi personali comandamenti. Si tratta di Stephen J. Hopson, già broker a Wall Street che dall’anno scorso si è trasformato in un motivational speaker, una sorta di motivatore della comunicazione interpersonale. In base alla sua inveterata esperienza a trattare soprattutto con gli uomini d’affari incravattati e, spesso, sull’orlo di una crisi di nervi, Hopson propone sette semplici regole cui attenersi in caso di imminente litigio.



Le sette regole

1) restate calmi: regola d’oro in quasi tutte le situazioni, secondo Hopson quando il diverbio è in atto meglio tacere e lasciare sfogare l’arrabbiato.

2) Lasciate che l’altro conduca la conversazione: premessa al primo punto, se l’altro gestisce la conversazione sarà più facile tacere durante lo sfogo. Nella maggior parte dei casi l’interlocutore disputante ha solo voglia di sfogarsi un po’ e di essere ascoltato.

3) Tenete in considerazione il punto di vista altrui: altrimenti state parlando da soli.

4) Riconoscete le ragioni dell’interlocutore: altrimenti state di nuovo parlando da soli, oppure siete passati dalla parte dell’interlocutore arrabbiato. Hopson consiglia la seguente formula per dichiarare all’altro la vostra attenzione: «Sì, sì, capisco quello che intendi».

5) Se gli insulti sono sulla punta della lingua, andatevene: quando butta proprio male, fate presente che l’ira è cattiva consigliera e cambiate momentaneamente aria.

6) Se siete in errore ammettetelo: facile a dirsi, quando accade l’interlocutore probabilmente vi amerà per il resto della vita.

7) Usate l’immaginazione: se proprio non potete calmare, blandire, coccolare e scappare, usate l’immaginazione e trasformate il tiranno che vi sta innanzi in un orco buono, in un personaggio delle favole, con una psicologia semplice e burbera. Sarà più facile tollerare l’attacco e uscirne indenni.

Fonte Il Corriere

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