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25 ottobre 2007

Coltivare potere personale

"Nessuno può farci male se noi non lo permettiamo": se noi siamo validi alleati di noi stessi, capaci di accoglierci, accettarci e valorizzarci anche nelle nostre vulnerabilità, nessuna "frecciata esterna" ci potrà ferire.


Il potere, quello vero, non è sugli altri, è su di sé. "Chi vince gli altri ha forza. Chi vince se stesso è forte. Chi conosce la propria misura è ricco", ha lasciato detto Lao Tsé, il leggendario maestro della tradizione taoista. Ma non basta. Il potere, quello vero, non è "sugli altri", ma "con gli altri". E questo vale anche quando parliamo di potere su noi stessi. Abbiamo potere su di noi quando siamo accoglienti e coinvolgenti con tutte le nostre parti, quelle che ci fanno sentire forti e spavaldi e quelle che ci fanno sentire indifesi e vulnerabili. Nessuno di noi è superman, abbiamo tutti accumulato, nella nostra storia, dolcezze e durezze, sicurezze e debolezze.

Esercitare bene il potere su di noi vuol dire non "cacciare giù" i nostri aspetti più sensibili, come se non ci fossero, ma accogliere e accettare anche la nostra fragilità, facendo di necessità virtù e scoprendo la metà piena del bicchiere e il talento specifico di ogni nostra singola parte.

Il buon leader deve saper valorizzare ogni membro della sua squadra ed è quello che prima di tutto possiamo imparare a fare con noi stessi.

Nulla, in noi, è a priori buono o cattivo, giusto o sbagliato. E' la cultura in cui cresciamo che etichetta, per esempio, la sensibilità dell'uomo come debolezza o la determinazione di una donna come inopportuna. E' la cultura che ci dice come dobbiamo essere, cosa in noi è giusto e cosa è sbagliato. Coltivare potere personale vuol dire riappropriarsi della capacità di valutare in prima persona - e non secondo parametri esterni imposti da altri - ciò che per noi va bene e quando. Coltivare potere personale vuol dire riconoscere che ogni medaglia ha due facce: la timidezza insegna ad ascoltare gli altri, la paura a essere prudenti, l'insicurezza a rafforzare gli strumenti di cui si dispone; tanto quanto la presunzione fa allontanare gli altri, l'eccessiva audacia può portare a un fallimento, e l'eccessiva sicurezza in una mancanza di attenzione verso le situazioni esterne. Ogni nostro aspetto ha una metà vuota e una piena del bicchiere; non sono necessariamente i lati forti a essere sempre quelli migliori

Quando riconosciamo le nostre vulnerabilità e ce ne facciamo carico, nessuno potrà ferirci perché saremo già attenti e accoglienti nei confronti di quella parte di noi. Già sapremo "come siamo" e quindi nessuna affermazione dell'esterno potrà incrinare il nostro equilibrio.
Se invece non abbiamo ancora conquistato questa maggior conoscenza e accettazione di noi - quella che si chiama consapevolezza di sé - affermazioni o critiche infertaci da altri ci fanno male perché "mettono il coltello nella piaga", quella piaga che neppure noi stessi vogliamo riconoscere e curare... e allora sì che fa male.


Mike George"Tutto parte dalle nostre convinzioni", sottolinea Mike George, maestro spirituale e facilitatore di sviluppo gestionale, che insiste su quanto le convinzioni con cui ci identifichiamo siano poi fatali nelle relazioni con gli altri e con la vita. Quando qualcuno minaccia una delle nostre convinzioni - per esempio "io sono buono", "io sono bravo" o anche semplicemente "io ho ragione", per esempio nell'ambito di una discussione - noi ci sentiamo sotto attacco. Che in realtà non è necessariamente un attacco a noi, ma a una nostra convinzione.
Quando già nel nostro percorso di crescita interiore ci siamo fatti un esame di coscienza e abbiamo scoperto che "sì, è vero, sono buono, ma non proprio in tutte le circostanze", "sì, è vero, sono bravo, ma non sempre e non in tutto", "sì vero ho ragione, ma forse il mio interlocutore ha un altro punto di vista o ha ragioni che io non ho ancora preso in considerazione"... ecco che ogni minaccia a questa mia convinzione iniziale sfonda una porta aperta e quindi non viene vissuta come "attacco".

"Nessuno può farci male senza che noi glielo permettiamo - sottolinea ancora Mike George - Se credi che venir meno a una scadenza non sia la fine del mondo o del tuo lavoro allora saprai come rilassarti", questo per dimostrare quanto siano le nostre convinzioni a renderci vulnerabili, non i fatti in sé. "Siamo preoccupati delle opinioni che abbiamo delle cose, più che delle cose stesse", affermava il filosofo Epitteto già 2000 anni fa.

Nella misura in cui siamo barricati dietro alla convinzione di "come sono" o "come dovrei essere", ogni affermazione che sembra contraddire questa convinzione la vivrò come un'offesa, come una ferita alla mia integrità. Quando invece apro le porte alla mia integrità - al mio "essere intero" - accogliendo e riconoscendo tutto ciò che sono, luci e ombre, non avrò più fianco indifeso a un attacco perché già conoscerò i miei punti più vulnerabili. E saprò sorriderne.

Paradossalmente, è riconoscendo le nostre vulnerabilità che diventiamo forti. Che diventiamo invulnerabili.

(da Lifegate)

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