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25 marzo 2008

Ancora sul Cambiamento: Teorie e Risultati

Quando si parla di strategie per il cambiamento, è inevitabile imbattersi nella PNL (Programmazione Neuro Linguistica), un sistema di sviluppo personale creato nei primi anni ’70 da Richard Bandler e dal linguista John Grinder, col contributo di Gregory Bateson e la collaborazione di un gruppo di studiosi fra i quali troviamo Robert Dilts e David Gordon.

Ecco un brano tratto da Il tempo per cambiare di Richard Bandler, un libro utile per capire ed usare gli stati di coscienza, le convinzioni e l'esperienza del tempo.



Qualunque cosa troviate sulla strada, muovetevi velocemente, in modo che non riesca a tenere il vostro passo. Muovetevi velocissimi. Più veloce passiamo, meno dettagli riusciamo a percepire. Le persone rimangono invischiate nei dettagli. Non sappiamo quando andare veloce e quando andare lenti. Questo porta alle cattive decisioni.

Il valore dei dettagli dipende da quello che volete imparare. Impariamo ad attraversare un ponte. Volete procedere centimetro per centimetro? Volete prendere in considerazione tutte le possibilità di cadere ad ogni passo? Bisogna che abbiate uno scopo, per poterlo raggiungere. Trovate un modo per divertirvi mentre ci provate.

I soldati, nell’esercito, imparano a camminare su un’asse di legno. Camminano sull’asse a due centimetri da terra. Poi, quell’asse viene portata a sei metri da terra. Si muovono più lentamente di quanto facessero a terra. Guardano in basso, assumendo informazioni di cui, in realtà, non hanno bisogno: a loro occorrono solo i dati relativi all’asse. Se vi camminassero sopra nello stesso modo in cui lo fanno quando l’asse è quasi a terra, potrebbero ottenere lo stesso risultato. Dato che sono consapevoli dell’altezza, considerano con altrettanta consapevolezza la possibilità di cadere, e si muovono con impaccio.

A volte le informazioni sono rilevanti, altre no. Costruite una convinzione che dica: "Guarda solo l’asse e vai avanti. Non fa differenza". Filtrate e selezionate le informazioni di cui occuparvi.

A Houston, mi arrampicavo il più in alto possibile, su alberi alti, a volte su muretti. Quando il paesaggio è per lo più piatto, stare in alto fa ancora più effetto. Mi ricordo la prima volta che ho visto dei tizi lavorare su un grattacielo. Trafficavano avanti e indietro su quelle travi. Ho pensato: "Questi sono fuori di testa".

Io ero al diciassettesimo piano, e guardavo su verso di loro, pensando queste cose, come se altri diciassette piani facessero qualche differenza. All’improvviso ho guardato giù. Da quale altezza devi cadere per spiaccicarti al suolo? Al di sopra di una certa altezza, in realtà, non puoi fare altro.

Questi operai non devono perdere di vista alcuni elementi. Si concentrano su cose come gli strumenti e il vento: io ho imparato a non perdere di vista quest’ultima cosa. Ero in piedi su un ponteggio. Anche se avevo solo un piano sotto di me, il vento mi ha quasi buttato giù. Ero occupato a guardar loro. Non guardavo, invece, dove stavo andando. Gli operai, invece, l’hanno visto arrivare. Prima che arrivasse, si sono piegati nella direzione giusta. Hanno avuto la sensibilità di guardarsi intorno e di notarlo. Io, invece, ho quasi perso l’equilibrio.

Costruite convinzioni che vi dicano: "Progetta le tue percezioni, e progetta i tuoi comportamenti, attorno al compito da svolgere. Allora, il compito diventa facile". Se non lo fai, ottieni l’effetto contrario: Troppa teoria.

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