Sembra ieri, ma è già passato un altro anno!
Cosa abbiamo fatto?
Cosa abbiamo ottenuto?
Cosa volevamo?
Casa ci siamo dimenticati di fare?
Le delusioni altrettante …
Poteva essere un anno migliore!
Il solito anno!
Non cambia mai niente!
E poi le speranze …
Speriamo che questo anno sia migliore del precedente.
Speriamo che succeda qualcosa di buono quest’anno.
Speriamo che la felicità, la serenità, la fortuna si ricordino di noi quest’anno.
E così brindiamo con amici, parenti, amori “collaudati” e amori che stanno per nascere. Brindiamo con chi ha vissuto l’anno “vecchio” insieme a noi e con chi “vivrà” il nuovo.
Ma quando l’anno nuovo apre le porte immancabilmente sentiamo qualcuno che dice: “ Che ne sarà di questo nuovo anno?”
Quando arriva l’epifania capita un evento incredibile: sembra che il nuovo anno sia già volato via insieme alle feste. Le persone riprendono la loro vita con la solita “speranza” nel cuore e si raccomandano a Dio affinché provveda per loro.
Le feste vanno via e il futuro è già arrivato, mentre il passato proprio non vuole abbandonarci. Albert Einstein diceva: “Non penso mai al futuro, arriva così presto”. Forse è così per tante persone e a dire il vero lo è anche per me, purtroppo!
Ma il tempo è formato da “Tre dimensioni temporali: passato, presente, futuro …” affermava Seneca e poi continuava “di questi, solo il passato ci appartiene veramente”. Sarà per questo che ogni anno per noi sembra uguale al precedente, ne più ne meno. Ogni anno incredibilmente ci ritroviamo ad affermare la stessa frase detta l’anno prima: “ Speriamo bene …”
Sarà perché la vita ci sembra sempre uguale. Sarà perché le cose che facciamo sono sempre le stesse. E sarà perché ogni anno dobbiamo fare i conti con il “Destino”. E allora ci ritroviamo a pensare ad amori volati via, a persone care che sono partite prima di noi, a occasioni mancate, alle opportunità fallite. E sappiamo inconsciamente che le stesse cose capiteranno ancora, anche nell’anno nuovo. E purtroppo succedono davvero!
Ti chiedi allora se l’anno vecchio non fosse poi andato così male come pensavi. E ti domandi cosa potevi cambiare per non fare accadere determinate situazioni. Rifletti su ogni minimo punto della vita “passata” e analizzi con precisione ogni giorno dell’anno precedente come per cercare di intuire cosa c’era di giusto e cosa invece poteva essere modificato.
Comprendi che il tuo passato, quello vissuto fino a pochi giorni prima, non era altro che il tuo presente organizzato male. E velocemente corri nella prima libreria in cerca di un’agenda giornaliera in cui riprometti di inserire ogni piccolissima frase, tutti gli appuntamenti, le cose da ricordare e quelle da memorizzare. E visto che ormai in libreria ci sei entrato compri anche l’ultimo libro che ti consiglia come cambiare la tua vita.
Lo so, è sempre così ogni anno!
Non si bada a spese per queste cose. L’agenda deve essere perfetta: colorata, grande, senza sprechi di spazi in ogni pagina perché “pensi” che sarai tu a riempire quei fogli bianchi. E guarda caso ti capita fra le mani un bel diario “personale”. Di quelli che hanno un lucchetto per ben nascondere i pensieri ad altrui occhi non desiderati.
E’ bello scrivere, ripeti a te stesso. Quest’anno scriverò il mio diario. Quest’anno cambierò VITA. Quest’anno è l’anno della svolta. Un nuovo modo di vivere e una nuova filosofia di vita.
Ho potuto constatare in questi anni che tra i tanti diari comprati solo uno ho scritto fino in fondo: il mio cuore.
E ho constatato che tante persone come me hanno fatto e faranno lo stesso anche quest’anno.
Se i diari potessero parlare ascolteremmo solo due pagine della loro vita segreta. E tutti incomincerebbero con la stessa frase: “Caro diario …”
Ma tutti “speriamo” di poter scrivere la nostra vita in un diario. Ecco cosa diciamo quando iniziamo a scrivere il nostro diario: “Voglio tenere un diario. Tutti i giorni annoterò pensieri, racconti, poesie, e sfogherò la mia vena malinconica”.
Ma quanti annotano i loro obiettivi, le loro speranze, i loro sforzi, gli impegni, le delusioni, i successi, ogni giorno? Non lo so, ma temo che siano in pochi.
Sempre Seneca diceva: “Dipenderai meno dal futuro se avrai in pugno il presente”. Ma il presente va gestito, organizzato, studiato, perfezionato e se necessario modificato o, addirittura, stravolto.
Fino a pochi anni fa anche io davo il benvenuto al nuovo anno con la “Speranza” nel cuore e sulle labbra.
SPERAVO che il nuovo anno fosse migliore del precedente perché ogni anno aveva portato con se qualche delusione, qualche tristezza e tanti fallimenti.
SPERAVO che il nuovo anno potesse regalarmi qualche sorpresa piacevole in tutti i campi della mia vita: amore, lavoro, famiglia …
SPERAVO che il nuovo anno portasse con se occasioni memorabili capaci di trasformare la mia vita.
SPERAVO che con il nuovo anno vecchi desideri, chiusi nel cuore, finalmente si realizzavano.
SPERAVO che la gente si accorgesse di me, del mio talento senza che io facessi nulla per loro.
SPERAVO che le persone a cui volevo bene capissero questo forte sentimento che provavo per loro e mi aspettavo il doppio da loro.
SPERAVO che il nuovo anno sarebbe stato l’anno della svolta, del successo o, più semplicemente, l’anno del riconoscimento.
E sperando-sperando gli anni passavano sempre uguali al precedente:
negativo, triste e deludente;
non mi regalava sorprese piacevoli ne in amore, ne professionalmente, ne in famiglia;
mai un’occasione degna di essere ricordata;
mai un desiderio realizzato, piuttosto l’ennesimo desiderio bruciato;
mai la soddisfazione di un riconoscimento.
E così vivevo certo che il nuovo anno finiva dove era cominciato: in un brindisi con amici e parenti.
E così mi ripromettevo di trascrivere le mie sensazioni, i miei dubbi, le mie speranze e i miei desideri sul “nuovo” diario.
Bastava poco, però, per farmi abbandonare l’idea di trascrivere ogni cosa perché mi accorgevo che stavo continuando a scrivere gli stessi desideri, le stesse sensazioni e le stesse speranze che avevo scritto l’anno prima.
Per alcuni anni non ho più comprato la fatidica agenda. Non ho tenuto un diario. Non ho creduto più a niente. E come per incanto le mie “negatività” accadevano puntualmente.
Ho visto morire mio padre, alcuni miei parenti, persone a me care; ho visto fallire il mio matrimonio; il mio lavoro, le mie speranze e ho visto volare via i miei sogni in un mondo dove non conoscevo la via.
Sapevo che la “vita è una ruota che gira”, ma non accettavo l’idea che la “vita non è breve …” piuttosto “La sentiamo noi breve con la nostra incapacità di vedere lontano”.
E ho compreso che “ la vita è un’avventura con un inizio deciso da altri, una fine non voluta da noi, e tanti intermezzi scelti a casa dal caso” come ha scritto Roberto Gervaso.
Solo così ho ripreso a scrivere il diario delle mie giornate, ad annotare le mie follie, i miei segreti e le mie speranze. Perché voglio capire fino a quanto sono capace di realizzare con le mie forze. Perché voglio fissare i miei limiti e i miei successi per poter realizzarne di nuovi sempre più stimolanti e veri.
(ripreso da successo)